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In
attesa della Repubblica Ribellione di un mazziniano Un
amico della mazziniana durante la cena dell’8 febbraio della sezione di Roma,
ha interrotto il discorso di commemorazione del suo presidente, Massimo
Scioscioli, per dire che qui bisognava ribellarsi. Scioscioli, si era
limitato a ricordare le parole del senatore Napolitano nei confronti
dell’Unione europea, attenti a credere di poter isolare la Germania. Ma il
nostro amico, il nome di Napolitano l’8 febbraio, non aveva proprio
intenzione di sentirlo pronunciare. Napolitano ai suoi occhi ha la colpa di aver
nominato tre presidenti del Consiglio che non sono stati votati dal popolo,
“il popolo sovrano” nella Repubblica romana. Ma questa è una diversità fra la
costituzione mazziniana del 1849 e quella italiana di cento anni dopo. Nella
Repubblica di Togliatti, Nenni, La Malfa e De Gasperi, il Parlamento nel
pieno delle sue funzioni diviene il centro del potere popolare. Nella
Repubblica romana è invece il popolo in quanto tale il centro del potere che
lo esercita attraverso l’Assemblea, il Consolato e persino se occorre,
l’ordine giudiziario. Napolitano, previo il voto delle Camere, può dunque
nominare chi gli pare ed i vecchi mazziniani devono necessariamente
abbozzare. Ed invece il nostro amico non ci stava, ma come, diceva, abbiamo
rovesciato la prima Repubblica per mettere nelle mani del popolo il voto,
abbiamo spazzato via i partiti, cambiato sistema elettorale e tutto questo
per avere un vincitore certo all’indomani dello scrutinio e da 5 anni il
Parlamento forma le maggioranze e pure decide i presidenti del Consiglio,
indipendentemente dal voto? Ma non doveva essere una sinistra contro una
destra? Tanto valeva allora tenersi il vecchio sistema politico elettorale,
perché quello che veniva accettato una volta ora è inammissibile. Il nostro
amico mazziniano ha dunque delle ragioni della sua parte, soprattutto in
vista di una nuova riforma della Costituzione ed una nuova legge elettorale.
Il rischio è di assistere a tanto baccano per nulla. Così come non siamo
riusciti ad adempiere al mandato promesso dalle riforme compiute, anche
quelle che aspettiamo, potrebbero benissimo fallire. Infatti, e giustamente
con alcune personalità dell’Ami si sono già schierate sul fronte del no al
referendum per la Riforma e pure ai vecchi mazziniani che attendono ancora la
Repubblica, un semplice no, non basta. Loro vogliono e hanno il diritto ed il
dovere di pretendere una formulazione propositiva di come bisogna cambiare
qualcosa che continua a deludere, come l’attuale confuso ordinamento. Roma, 9
febbraio 2016 |
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